Con l'amianto la storia è sempre la stessa: c'è chi conta i morti e chi dice che non è un problema.
I primi sono i medici e i secondi sono spesso politici e datori di lavoro.
Un caso emblematico è quello del grattacielo della RAI, che si trova in via Cernaia 33 a Torino.
L'edificio è stato costruito negli anni '60. All'epoca i grattacieli venivano realizzati utilizzando grandi quantità di amianto con funzione di coibente ed insonorizzante.
L'amianto veniva applicato a spruzzo sulle strutture portanti e sulle pareti.
Prima si spruzzava una colla a base di lattice e successivamente veniva spruzzato l'amianto in polvere fibrosa per uno spessore di circa tre centimetri. La quantità di impasto di amianto applicato era di circa sette chilogrammi per metro quadro di infisso.
Gli operai che lavoravano all'applicazione dell'impasto di amianto hanno riferito che durante la realizzazione del grattacielo, nubi di amianto si disperdevano in via Cernaia.
L'applicazione dell'amianto in polvere era evidentemente molto pericolosa, non solo per chi aveva effettuato la lavorazione, ma anche per chi avrebbe di seguito soggiornato nei locali con quel tipo di coibentazione, perché l'amianto restava debolmente adeso alle superfici delle pareti e tendeva a staccarsi.
Dovete sapere che nel 1969, durante la costruzione delle Torri Gemelle di New York, iniziata nel 1966, poiché erano sempre più numerose le prove della nocività dell'amianto, le autorità decisero di sostituire il materiale cancerogeno con un sostituto equivalente. La prima torre, quindi, venne coibentata con amianto solo fino al quarantesimo piano, mentre la seconda fu protetta interamente con materiali sostitutivi. Infine, nel 1971, le autorità di New York emanarono il divieto di usare amianto nelle costruzioni edili.
La pericolosità dell'amianto è quindi nota da tempo e sono noti anche i costi ingenti delle bonifiche.
Emblematico è il caso dello storico palazzo Berlaymont di Bruxelles, che ospita gli uffici della Commissione Europea.
Il palazzo era stato costruito negli anni '60 sul terreno che ospitava la canonica dell'Ordine di Sant'Agostino, proprietà del convento delle "Dame di Berlaymont", da cui l'origine del nome tuttora utilizzato. La sua struttura a stella, considerata rivoluzionaria, costituiva all'epoca una prodezza tecnica: la grandiosa struttura era in effetti sospesa per mezzo di tiranti d'acciaio a delle travi che si posavano sul corpo centrale in cemento armato. Il palazzo era destinato ad ospitare 3.000 funzionari.
Nel 1991, data la grande quantità di amianto presente nella struttura metallica, si è reso necessario smantellare il palazzo e mettere in cantiere la sua ristrutturazione completa, durata 13 anni (quattro più del previsto) e costata circa 600 milioni di euro (quasi 1.200 miliardi di lire).
La soluzione migliore è evidentemente la bonifica totale dell'amianto, ma spesso si preferisce lasciare in sede il pericoloso materiale effettuando controlli periodici sullo stato dei manufatti e misurando la dispersione nell'aria delle fibre di amianto.
In genere i rapporti periodici sulla dispersione di fibre sono molto rassicuranti: il materiale risulta in buono stato e la concentrazione di fibre di amianto nell'aria è nei limiti di legge.
Possiamo stare tranquilli? Io dico di no perché non esiste un limite sanitario di dispersione di fibre al di sotto del quale il rischio di ammalarsi di un tumore da amianto venga scongiurata.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha più volte ricordato che ogni esposizione ad amianto, indipendentemente dalla concentrazione nell'aria, va evitata.
La legge previene il rischio di ammalarsi di asbestosi (accumulo di amianto nei polmoni) ma non evita il rischio di contrarre un tumore da amianto, rischio esistente anche per chi ha inalato, nel tempo, piccole quantità di fibre di amianto.
Va detto che la RAI ha sempre effettuato scrupolosi controlli degli ambienti di lavoro, ma restando l'amianto nella struttura, è stato inevitabile che i dipendenti vivessero in un ambiente dove comunque l'amianto era presente, anche se a norma di legge.
Il riscontro di alcuni casi di tumore da amianto (a me risultano tre casi) tra coloro che hanno lavorato nel grattacielo dimostra quanto era già noto da decenni e cioè che la prevenzione ottimale è quella che prevede la bonifica totale dell'amianto.
L'amianto che resta è un killer e può uccidere "a norma di legge".
Sottolineo un dato che dovrebbe far riflettere: la dispersione di fibre asbestiformi nel grattacielo della RAI è stata valutata in circa una fibra per litro d'aria. Un dipendente che lavora otto ore, respira circa seimila litri d'aria, quindi inala circa seimila fibre ogni giorno di lavoro.
e altre notizie scomode dal mondo
Amianto e tumori alla RAI di Torino
Riporto integrale un documentario e relativa descrizione relativi ad "Amianto" in relazione al palazzo Rai di Torino, che si vede uscendo da Porta Susa.
URANIO - Lo Scandalo della Francia Contaminata.
Volume 1
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Interviste del blog beppegrillo.it: Maurizio Pallante
Un video che tratta di inceneritori, discariche, tumori, recupero delle materie prime.
La casta dei farmaci
Ho trovato questo libro che ritengo utile recensire in quanto l'informazione medica nel pubblico è scarsamente di qualità in Italia, c'è tanta disinformazione anche scientifica, c'è l'ignorare terapie integrative fondamentali quali l'omeopatia, l'agopuntura e altre che in altri paesi sono più affermate a addirittura in qualche stato riconosciute dal sistema sanitario nazionale.
Cosa c'è nell'armadietto dei farmaci degli italiani? Pillole, boccette, fiale di tutti i tipi. Ma ci servono davvero? Le conserviamo gelosamente per mesi e anni nel timore che una qualsiasi malattia ci assalga, e passiamo ore e ore in fila dal medico di famiglia per la sospirata "ricetta rosa" che ci permetterà di fare acquisti in farmacia e arricchire la nostra collezione... Quello che non tutti sanno è che il nostro comportamento è il raffinato risultato di anni e anni di lavoro del marketing farmaceutico, un circuito oliato alle perfezione che fattura nel nostro Paese la fantasmagorica cifra di 100 miliardi di euro all'anno. Tra scandali, processi e assoluta mancanza di trasparenza, finalmente un'inchiesta sul torbido mondo delle multinazionali farmaceutiche per scoprire la verità riguardo a chi specula sulla nostra paura. Il libro.
Cosa c'è nell'armadietto dei farmaci degli italiani? Pillole, boccette, fiale di tutti i tipi. Ma ci servono davvero? Le conserviamo gelosamente per mesi e anni nel timore che una qualsiasi malattia ci assalga, e passiamo ore e ore in fila dal medico di famiglia per la sospirata "ricetta rosa" che ci permetterà di fare acquisti in farmacia e arricchire la nostra collezione... Quello che non tutti sanno è che il nostro comportamento è il raffinato risultato di anni e anni di lavoro del marketing farmaceutico, un circuito oliato alle perfezione che fattura nel nostro Paese la fantasmagorica cifra di 100 miliardi di euro all'anno. Tra scandali, processi e assoluta mancanza di trasparenza, finalmente un'inchiesta sul torbido mondo delle multinazionali farmaceutiche per scoprire la verità riguardo a chi specula sulla nostra paura. Il libro.
I rischi del fluoro
Numerosi siti internet pubblicano articoli non favorevoli all'uso del fluoro anche nelle quantità abitualmente usate. Ecco alcune informazioni a riguardo:
[prosegue l'articolo integrale] [un altro articolo]
Il 97% dei Paesi europei ha scelto di non immettere fluoro nell’acqua potabile. Essi sono: Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Islanda, Italia, Lussemburgo, Olanda, Irlanda del Nord, Norvegia, Scozia, Svezia e Svizzera.
Il fluoro sarebbe aggiunto all’acqua potabile con un proposito medicale (prevenzione e salvaguardia dell’apparato dentale). Ma diversi e contrastanti sono i pareri degli scienziati sull’effettivo beneficio del fluoro che non sarebbe tale da giustificarne l’assunzione quotidiana, per contro, studi hanno accertato che i danni collaterali sono ben maggiori delle proprietà benefiche.
[prosegue l'articolo integrale] [un altro articolo]
L'Università, i tagli, la sostenibilità dei bilanci
L'Università sta attraversando giorni difficili. Sono state aperte negli anni '90 e primi anni del 2000 moltissime facoltà in piccole città. Queste hanno pochi studenti e molti docenti che considerano la loro cattedra a posto fisso. Il problema di quegli anni è, secondo me, che invece di creare impresa con agevolazioni fiscali, si sono aperte decine di università pubbliche anche nelle più piccole città. Solo in Piemonte sono state aperte sedi di Università a Casale Monferrato, Alessandria, Vercelli, Asti, Novara. A volte i corsi, invece di essere frequentati e dunque mantenuti con le rispettive tasse, da decine di studenti, sono frequentati nei piccoli centri da pochi studenti e moltissimi sono i corsi di laurea differenti. La collettività mantiene dunque atenei piccoli, nei quali a volte in un stesso corso di laurea si ritrovano come docenti marito, moglie e figli. Ma mentre se io apro un'azienda privata ho, a mio parere, tutto il diritto di assumere chi voglio, nel pubblico, se vado a "Servire" la collettività trovo abbastanza improbabile che in alcuni casi siano stati fatti concorsi trasparenti, là dove lavorano in uno stesso piccolo ateneo tutti i componenti di una famiglia. Questo ho avuto modo di verificarlo anche io quando ho fatto domanda per un bando presso la facoltà dove ho studiato informatica e i risultati finali mi sono sembrati alquanto dubbi: per un lavoro di tipo informatico è stata presa una ragazza che a mala pena aveva visto un computer.
Se avessimo un'azienda la riempiremmo di persone in eccedenza, aprendo filiali solo per far lavorare altre persone sapendo già in partenza che l'aprirla ne comporterebbe il fallimento?
L'errore dunque, a mio avviso, non sono i tagli di oggi della Gelmini, dove docenti e ricercatori trovano in pericolo il loro posto di lavoro. L'errore sta nel fatto che sono stati aperti troppi piccoli atenei e dunque quei posti di lavoro, quelle cattedre, non avrebbero mai dovuto diventare operativi, quei posti non avrebbero dovuto esistere, perchè non si può pensare all'infinito di aprire cattedre retribuite con il denaro pubblico.
La protesta dunque è, secondo me, in parte cieca della realtà di ieri, che non curante di una sana logica, ha voluto aprire troppi atenei riempiendoli forse in modo non completamente trasparente e legittimo. Intendo dire che se un concorso c'è per una cattedra, lo deve sapere tutto il resto d'Italia molti mesi prima in modo da permettere a chiunque di provare ad occupare quel posto di lavoro.
La riforma Gelmini a mio avviso è una riforma, che prendendo atto della situazione attuale, vuole cambiare rotta prima che la nave "Università" si sfracelli.
I paragoni con l'Inghilterra non reggono: in quella nazione le tasse sono state innalzate a cifre esorbitanti. La riforma italiana è tutt'altra cosa, che farà anche chiudere qualche ateneo, ma questo serve sia perchè certi atenei non avrebbero mai dovuto essere aperti, sia per convogliare risorse nei maggiori, ad esempio.
Dal sito di Libero.it
Anomala saldatura baroni-studenti - ''La saldatura tra baroni e una parte degli studenti e' l'elemento piu' anomalo della protesta'' in atto in questi giorni. Lo ha sottolineato il ministro dell'Istruzione, Maria Stella Gelmini. Secondo il Ministro a non volere il cambiamento sono coloro che ''hanno posizioni consolidate dentro l'universita' e quindi non vedono di buon occhio una legge che introduce la trasparenza nei concorsi e che si batte per eliminare parentopoli''. ''Evidentemente - ha concluso il Ministro - chi non vuole il cambiamento riesce a strumentalizzare anche gli studenti''.
Bersani su tetti come leader precario - Bersani sui tetti? ''Non si capisce se in veste di segretario precario del Pd, piuttosto che di studente ripetente''. Ha commentato il ministro Gelmini criticando, a Mattino Cinque, l'iniziativa del Leader del Partito Democratico, di salire sul tetto della facolta' di Architettura a Roma per esprimere solidarieta' ai ricercatori e agli studenti che protestano da lassu'. ''Il Pd - ha detto il Ministro - ha scelto di non discutere nemmeno la riforma, questa come quelle della scuola e della Pubblica Amministrazione. Ho stima di alcuni parlamentari del Pd, che purtroppo rappresentano una minoranza e che si battono per le riforme. Ma oggi il Pd e' quello di Bersani che, appunto, sale sui tetti'' e ''poi ogni giorno si riempie la bocca di prediche nei confronti del governo che non rispetta il ruolo del Parlamento''. Per il Ministro, il ruolo del Parlamento ''dovrebbe rispettarlo Bersani per primo, perche' quella e' la sede dove si discutono le riforme''.
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