Intervista di City.it

Allego un'interessante intervista del giornale cartaceo gratuito City inerente l'integrazione di bambini e ragazzi non italiani nelle nostre scuole; ritengo sia importante questa lettura e condivido questo punto di vista, segue:

Professoressa Guarnieri, è lo stessa cosa insegnare a bimbi solo italiani o ad alunni di nazionalità diverse?

Cambia molto, soprattutto se i bambini non sanno parlare bene l’italiano! Noi abbiamo dovuto rivoluzionare l’insegnamento.

Montespertoli è un comune della provincia fiorentina, non una grande città. Quanti stranieri per classe avete?

Almeno quattro. E sono sempre più numerosi. A volte arrivano in prima media che non sanno una parola d’italiano.

E voi cosa fate?

Abbiamo attivato dei laboratori misti. Nelle ore “operative”, disegno, ginnastica, musica, cerchiamo di lasciarli in classe. Quando ci sono italiano, storia, tutte quelle materie che non possono seguire se non sanno la nostra lingua, li portiamo a fare i corsi L2. Per un’ora al giorno.

Cosa significa corsi L2?

Per l’apprendimento della seconda lingua, che nel caso di una ragazzina cinese, per esempio, è proprio l’italiano. Il metodo di insegnamento è diverso: i bimbi sanno già parlare e scrivere, ma in arabo, in polacco o in filippino. Noi, allora, insegniamo loro l’italiano trasversale.

Italiano trasversale? Cos’è?

Una lingua che si impara “facendola”. Iniziamo, ad esempio, facendo misurare loro un quadrato: mostriamo cosa significa “più lungo” o “più corto”. Da lì i bimbi capiscono anche cos’è un piano. Dal piano si passa ad “aeroplano”, un mezzo che vola sul piano...

Andate per associazioni, insomma.

Sì, è così i ragazzi imparano a farlo anche da soli con le parole nuove. Che so: plani-sfero.

Non sarebbe più semplice metterli in classe separate di inserimento, come dice la Lega?

No, guardi. Intanto i bimbi polacchi, cinesi o marocchini hanno problemi diversi con la lingua. E poi i laboratori funzionano perché sono misti e il resto del tempo i bimbi lo passano in classe. Imparano dai loro compagni, con cui devono parlare quotidianamente.

Quanto tempo ci vuole perché possano interagire normalmente con gli altri?

Se partono da zero, con il metodo che abbiamo sviluppato in 10 anni di sperimentazione e aggiornamento, ci vuole il primo quadrimestre. È chiaro che ci aiuta tantissimo l’inserimento nella classe: è la classe che insegna al bambino.

Per i bambini stranieri è meglio così. Ma gli italiani non imparerebbero di più da soli?

La convivenza è un’opportunità anche per i bimbi italiani. Diventano più umani, tolleranti e collaborativi. È uno scambio alla pari. E viaggiano stando fermi: i ragazzi che vengono qui ci danno la possibilità di conoscere il mondo. È un modo per abbattere le frontiere.

Ok, è una crescita dal un punto di vista umano. E le nozioni?

Non solo: anche per i contenuti. Ho cambiato completamente il modo di insegnare la geografia, per esempio. Adesso, in prima, partiamo dal mondo: non dall’Italia. E i bimbo stranieri raccontano il loro Paese.

Funziona meglio?

Sì, perché è apprendimento vissuto. Mohammed, per esempio, spiegò che Gibilterra in arabo significa il promontorio di Tariq, dal nome di un condottiero. Un ragazzino commentò: “Siamo fortunati ad averlo in classe, ci spiega quello che sui libri non c’è: così la geografia è ganza!”.

Cosa fate quando i bimbi si portano dietro concezioni sbagliate?

Li educhiamo, come con gli altri. C’era un bimbo albanese che diceva alla sorella: “Schiava, portami la cartella”, perché era femmina. Abbiamo lavorato con tutti e due sulla parità, il senso dei diritti e dei doveri.

Nessuno sconto, quindi?

No, il pietismo fa male. Dobbiamo educare i ragazzi, non insegnare loro ad avere tutto senza dare niente.

Secondo lei di cosa ha bisogno la scuola per funzionare meglio?

Di meno discorsi e di più soldi. Ora i laboratori li facciamo perché li finanziano gli enti locali e l’istitutoo. E il materiale didattico spesso lo pago io. Non è giusto.

Per non favorire i virus influenzali

Ho già espresso in altro mio post il mio personale punto di vista sui vaccini antifluenzali. E' di oggi la notizia sui giornali, che comunque, delle semplici precauzioni, possono aiutare a ridurre la probabilità di ammalarsi della classica influenza stagionale e patologie ad essa connesse.

In particolare, secondo Vittorio Demicheli, direttore dell'assessorato alla Tutela della salute e sanità, è opportuno lavarsi frequentemente le mani, avere una buona igene respiratoria, consumare con regolarità un'abbondante quantità di frutta e verdura, evitare i luoghi troppo affollati, utilizzare un abbigliamento idoneo per la temperatura esterna. "Questi piccoli accorgimenti", ha spiegato, "possono ridurre di molto non soltanto la trasmissione del virus influenzale, ma anche tutte le malattie da raffreddamento in generale".

Carlo Rubbia: una società senza petrolio

Il premio Nobel Carlo Rubbia parla del futuro delle fonti energetiche e di come sia necessario pensare ad una società senza petrolio.

Le repressioni, morti e torture in Russia dal 1918 (Lidija Golovkova)

I primi campi di concentramento risalgono al 1918 e la repressione sovietica ebbe inizio già all'indomani della rivoluzione. Dopo una ricerca ventennale, la storica dell'Università ortodossa umanistica di Mosca Lidija Golovkova ritrova numerosi reperti, informazioni che inquadrano nomi e volti di un'ideologia che ha insanguinato la ex Unione Sovietica già molto tempo prima delle "purghe Staliniane".

La ricercatrice Golovkova, collaborando con studiosi dell'associazione Memorial, sfata l'idea che il terrore sia stato da attribuire solo a Stalin e afferma essere nato con la stessa Rivoluzione: "I primi campi di concentramento furono aperti a Mosca nel 1918, nei monasteri di San Giovanni, di Andronico e del Salvatore Nuovo". A confermarlo sono fotografie di fosse comuni pubblicate su uno degli ultimi numeri di "La Nuova Europa", rivista internazionale di cultura edita da Russia Cristiana.

Afferma la Golovkova: "Il 30 marzo del 1918, la Ceka, cioè la polizia segreta creata da Lenin, occupò l'edificio della compagnia assicurativa Ancora in piazza Lubjanka a Mosca. Diventò noto come "la nave della morte" ed era rarissimo che qualcuno riuscisse a venirne fuori vivo. Una direttiva del Partito comunista del 1918 conferma la "necessità" del terrore contro i nemici di classe".

Continua affermando che "Alla fine del 1918, a Mosca le esecuzioni avvenivano dovunque, nei sotterranei di carceri e monasteri, nelle chiese, nei cortili, nei parchi e nei cimiteri urbani. Perfino all'interno del Cremlino. Solo a Mosca, tra il 1918 e il 1928 furono istituite oltre 40 prigioni. A noi risultano 11 campi di sterminio creati in città tra il 1918 al 1922: vi perirono in maggioranza giovani. Stalin continuò di fatto ciò che Lenin aveva iniziato.".

Il dittatore riuscì a compiere azioni criminali assai peggiori: nel biennio 1937-38 secondo i dati ufficiali nelle repressioni sovietiche furono fucilate circa 880mila persone di cui oltre 750 mila in quei due anni. "Ma queste cifre sono anche incomplete, molte vittime non sono state registrate perchè eliminate con la "procedura speciale", senza nessun atto giudiziario".

Molte delle persone poi uccise vennero recluse in un carcere politico segreto con il nome di Suchanovka, nascosto nell'eremo di Santa Caterina vicino a Mosca. Era conosciuto come la "Dacia delle torture ed i sovietici hanno anticipato alcune modalità naziste, come l'eliminazione dei mutilati o dei sordomuti. I condannati venivano chiusi in furgoni, chiamati "camere a gas" e venivano soffocati deviando all'interno i fumi del tubo di scappamento".

Una costante del terrore rosso è stata la ferocia contro i credenti. Il poligono di Butovo, alla periferia di Mosca, è stato ribattezzato "il Golgotha Russo". Qui sono stati ritrovati i corpi di circa mille religiosi: "Dopo le purghe dei nemici politici, la Chiesa era rimasta l'unico avversario. Ma sebbe il regime avesse decretato che il nome di Dio doveva essere dimenticato in tutta l'URSS, il censimento del 1937 dimostrò che il 57% dei rispondenti si professava ortodosso. Così, nel 1937 cominciò una nuova ondata persecutoria: su 78 mila chiese aperte prima della rivoluzione, all'inizio della guerra ne rimanevano 400, secondo alcune fonti 150".

Oggi, sono stati catalogati almeno 800 siti di morte in tutta la Russia. Ma solo in pochissimi casi è stato possibile custodirne il ricordo: la sera stessa delle fucilazioni, un bulldozer ricopriva i corpi con uno strato di terra, come testimonia l'associazione Memorial. Solo alla fine del 1991 dagli archivi segreti spuntarono i sinistri "Libri delle fucilazioni". Ma la sensazione è di un quadro tutt'altro che completo.

Fonti: Famiglia Cristiana, ICN-News, Memorial (segnalo che il contatore delle visite al sito di quest'associazione è bassissimo, solo 80 mila visite ad agosto 2008, per un problema colossale che ha interessato milioni di persone!).

L'inceneritore di Forlì e malattia di un bambino

La storia di una mamma e del suo bambino. Analisi del sangue preoccupanti a ridosso di due impianti. Trasmissione Exit del 5 maggio trasmessa su LA7.



Masaru Emoto

Masaru Emoto ha fotografato migliaia di cristalli d'acqua nel corso degli anni in cui ha condotto la sua ricerca, eppure ben pochi sono stati belli e ricchi di vita come quelli formati dalle parole "amore" e "gratitudine". In questo testo, il dottor Emoto intende dimostrare come il ruolo del tutto unico dell'acqua nel trasportare la vibrazione naturale di queste parole possa aiutare le persone ad accogliere il cambiamento e a vivere una vita più positiva e felice. Il dottor Emoto esplora anche il significato delle parole e del linguaggio, le loro origini e il loro impatto sull'acqua. Introduce e spiega il concetto-chiave di risonanza, il veicolo attraverso cui viene trasmessa l'energia della forza vitale.

EMOTO MASARU - IL MIRACOLO DELL'ACQUA POSITIVA
Genere: Libri
Editore: IL PUNTO D'INCONTRO
Pubblicazione: 11/2007 - Numero di pagine: 125
Prezzo: € 12,90 - EAN: 9788880935605



Aiuta Camilla

Ciao, poche parole di introduzione... leggete solo le righe riportate oppure visitate il sito http://www.aiutacamilla.it/

Si tratta della nipotina di un collega di lavoro, Andrea, che lavora in Bedizzole (Brescia).

Ecco la sua e-mail (non è una catena di Sant'Antonio visto che è un collega di lavoro).

Ciao sono Camilla,

una bellissima bambina nata il 27/01/07 a Desenzano del Garda (BS) con taglio cesareo perché alla mia mamma si era rotta la placenta e quindi otto ore dopo, il medico ha deciso di farmi venire alla luce.

Adesso vi racconto la mia storia.

Alla nascita pesavo 3kg. e 280gr. Trascorsi i primi 3 giorni di ricovero, mi hanno trattenuta in ospedale per altri 4 a causa di un calo fisiologico superiore alla norma ed anche perché mi hanno riscontrato l'encefalo piccolo.
Dopo una serie di accertamenti, mi hanno finalmente lasciata andare a casa dicendomi: "tutto bene!!??" "Stai benissimo.....!!".

Arrivati a casa continuavo a piangere, giorno e notte, mangiavo e crescevo pochissimo. La mia mamma e il mio papà decidono allora di consultare alcuni pediatri e poi di ricoverarmi in Ospedali specializzati. Ancora una volta mi sono sentita dire che erano semplici coliche e che probabilmente ero una bambina capricciosa . Dovevano avere pazienza e aspettare che crescessi.

A 5 mesi pesavo solo 4kg scarsi in quanto non riuscivo a bere alcun tipo di latte. Finalmente ho provato quello antireflusso che mi ha fatto stare un po' meglio; infatti piangevo un po' meno ma non crescevo comunque!!!

A maggio, durante un week-end dai nonni con la mamma, a causa di una febbriciattola , vengo portata da un nuovo pediatra, il quale nel visitarmi nota che la mia crescita non è normale , in quanto non ho una postura corretta, non afferro gli oggetti e non controllo la posizione della testa. Qualcosa non era come doveva essere.

Consiglia una visita dall'ennesimo specialista e dice alla mamma di portarmi da un Neuro psichiatra Infantile.

In questo momento la mamma e il papà apprendono la tragica notizia: soffro di un ritardo psico motorio e ho una tetra paresi spastica con ipertono muscolare.
Se non interverranno al più presto per trovare una soluzione io sarò destinata a trascorre il resto della mia vita inferma su di una sedia a rotelle.

Abbiamo già consultato tutti gli specialisti possibili e girato per gli ospedali che si occupano di questo tipo di problema. Non abbiamo avuto nessuna risposta !!??
Nessuno mi sa dire perché mi trovo in questa situazione, nessuno mi dice perché io non ho la possibilità di essere una bambina come tante altre, una di quelle bambine che può vedere i propri genitori esplodere di gioia quando compie i primi passi e vederli commuovere, quando per la prima volta, pronuncia il loro nome ...

Oggi ho 15 mesi, peso solo 7 kg. non sto seduta, non reggo il capo, non riesco ad afferrare gli oggetti e non cammino. Sono anche stanca e impaurita al pensiero di
dover affrontare altri innumerevoli esami.. mi hanno prelevato il sangue da tutte le parti, mi hanno fatto degli esami dolorosissimi ... Ma non sono serviti a nulla ...
Adesso sono in cura all'Ospedale Besta di Milano, dove mi hanno già detto che probabilmente non troveranno le cause del mio problema e cosa peggiore non esistono cure.

Oggi, a distanza di tempo, è arrivata una speranza dagli Stati Uniti, all' OCEAN HYPERBARIC NEUROLOGIC CENTER a Lauderdale by the SEA in FLORIDA dove viene praticata una cura che si chiama Ossigeno Terapia associata ad una Terapia Pediatrica Intensiva (www.therapies4kids.com). Questa consiste in una terapia che va a stimolare e risvegliare le cellule atrofizzate o addormentate (1 o 2 ore al giorno per 5 giorni la settimana), che associata alla fisioterapia fatta a tempo pieno (4 ore al giorno per 5 giorni la settimana), dà dei miglioramenti notevoli nei casi come il mio...

Il problema più grande è che per sottoporsi a questo tipo di cure occorrono tanti tanti soldi, circa *18.000$ al mese*.

Il tempo della cura è indefinito perché se avrò dei benefici dovrò continuare fino a che non raggiungerò il massimo delle mie possibilità di recupero.
Vi prego aiutatemi affinché io possa realizzare il mio sogno insieme alla mamma e al papà. Voglio provare ad essere una bambina come le altre, capace di rincorrere una palla, raccoglierla, per poi donarvi il mio dolcissimo sorriso.

Un bacione e grazie.

Camilla Iannaccone